Diritti dei bambini… anche a Pomezia

Lettera aperta da Arci e Arciragazzi agli adulti: perchè i diritti sono uguali per tutti i bambini ed è compito degli adulti è far sì che questo accada, senza clamore.

Le notizie di cronaca ci consegnano l’ennesimo caso di diritti negati e di clamorosa incultura verso i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Accade a Pomezia che una Amministrazione, d’accordo – così dice – con i genitori, leghi la tipologia di pasto dei bambini (o di merenda, poco importa) alla consistenza del pagamento della retta da parte delle famiglie.

A parte il buon senso generale, per il quale è evidente il senso implicitamente discriminatorio di questa norma, stupiscono – proprio perché provenienti da Autorità Istituzionali – alcuni commenti: il Sindaco di Pomezia che afferma che la norma non è discriminatoria perché derivante da un processo di governo partecipato con i genitori; il Ministro dell’Istruzione che ritiene la norma non discriminatoria e comunque che dichiara di non poter/voler interferire con l’Autonomia Scolastica.

Tutto questo avviene in un clamore mediatico che mette de facto in primo piano i bambini, ai quali non può non tornare un messaggio di distinzione di opportunità legato alla disponibilità economica delle famiglie.

Arciragazzi e Arci invitano pertanto, e in prima istanza, le competenti Autorità a procedere su questa materia in modo responsabile prima di tutto a livello mediatico, per non esporre i bambini alla gogna mediatica e per non doverci trovare tra pochi giorni a leggere interviste – pur con nomi di fantasia – in cui si chieda ai bambini “tu pensi che sia giusto che i tuoi compagni più poveri (o più ricchi) abbiano un pasto diverso dal tuo?”.

Fatta questa precisazione e questo invito a tutti, vorremmo precisare quanto segue:… … …

  1. l’Italia ha ratificato il 27 maggio del 1991, con Legge 176, la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza la quale, tra l’altro, sancisce la proibizione di discriminare i bambini per qualsiasi ragione, prima di tutto la provenienza e le condizioni economiche (art. 2 della Convenzione ONU sui Diritti). Stante il fatto che la tipologia di pasto in una mensa dovrebbe essere determinata dal bisogno dei bambini in termini di valore nutrizionale, se ne deduce che quanto corrispondente in termini alimentari deve essere paritariamente garantito a tutti. Né più, né meno; altri criteri non sono ammissibili. Il fatto di trovarsi in uno stesso contesto ad avere due trattamenti diversi è di fatto discriminatorio e questo non può essere accettabile
  2. la stessa Convenzione, afferma che in ogni decisione riguardante i bambini deve essere perseguito il loro miglior interesse (art. 3 della Convenzione), per cui non è possibile per nessuno porre limiti al principio di non discriminazione, neanche se trattasi di “governo partecipato”. Se così fosse, allora sarebbero ammissibili decisioni di ogni sorta, anche al di là delle leggi. In questo caso un Legge nazionale, che ratifica un Trattato Internazionale, impone di rispettare limiti e vincoli che nessuna “decisione partecipata” può derogare
  3. l’intero impianto della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, inoltre, si riferisce al complesso dello Stato Italiano e ad OGNI sua articolazione, legislativa e/o amministrativa. Ne discende, in riferimento al commento del Ministro, che non vi è alcun decentramento e/o autonomia amministrativa che possa derogare dal principio generale, come peraltro ha ricordato il Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia proprio nelle sue Raccomandazioni all’Italia del 2011. Per questo, compito dello Stato centrale – e quindi anche del Ministro – è far sì che i diritti siano applicati a tutti i livelli

Da tutto quanto sopra, ne deriva a nostro parere da una parte che la norma di Pomezia si pone al di fuori della legislazione corrente in termini di diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e dall’altra che il livello di competenza giuridica delle Amministrazioni citate in merito ai diritti è di gran lunga da migliorare. Nulla vogliamo in questa sede aggiungere circa la sensibilità umana e il buon senso che questa decisione sottende, perché non vogliamo alimentare polemiche inutili.

Invitiamo quindi gli attori di questa vicenda a considerare con maggiore attenzione la portata delle loro affermazioni e a cambiare la decisione assunta in modo che essa sia rispettosa dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Nel contempo ci rivolgiamo al Garante Regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, Dott. Alvaro, affinché in collaborazione eventuale con il Garante Nazionale Infanzia e Adolescenza, Dott. Spadafora, approfondisca un parere su questa vicenda e la trasmetta agli organi competenti.

Invitando quindi tutti non mettere i bambini – poveri o ricchi – alla gogna pubblica, ricordiamo che proprio tra pochi giorni, il 27 maggio, cadrà l’anniversario della ratifica in Italia dei loro diritti. Confidiamo che ciò possa essere di ispirazione a tutti.

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